Karl Jarpers, nella sua “bibbia” della psicopatologia, diceva: “Se è vero che le crisi gravi si prestano a mettere in luce il lato peggiore di noi, è anche vero che quelle stesse crisi possono mobilitare le nostre migliori risorse”.
Nel mondo del lavoro più che in qualsiasi altro luogo, un problema serio può far uscire il meglio e il peggio delle persone.
Davanti al bivio di abbandonare o proseguire un’opera in cui è stato commesso un grave sbaglio, qualunque decisione ci costerà salata.
Talvolta occorre il buonsenso di tornare indietro, talaltra bisogna avere il coraggio di continuare, ma fatta la scelta non ci si deve fermare, non dobbiamo mai arrenderci, incuranti degli esiti.
Sia il fallimento che il successo possono infatti diventare la nostra condanna: il primo sfianca la volontà, il secondo la impigrisce.
Perciò il termine di valutazione sulle prospettive del nostro lavoro non deve essere la numerosità dei successi nel passato, bensì la nostra disponibilità a combattere nel futuro.
Ciò si traduce nella inderogabilità della scelta, dobbiamo lanciarci dal trampolino con risolutezza e presto scopriremo quali persone salteranno insieme a noi.
Queste crisi sono una straordinaria macchina della verità, c’è sempre un fidato amico che si ritira e un provvidenziale sconosciuto che si fa avanti.
Ma se non saltiamo non lo scopriremo mai.
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