INSEGNARE GLI ERRORI

“Impara dai tuoi errori”, è una ingiunzione che dobbiamo riconsiderare alla luce di quanto ci dicono oggi le neuroscienze.
Poiché la chiave dell’apprendimento si trova negli errori commessi da noi o dagli altri, i più utili insegnamenti di un maestro non sarebbero le conoscenze già verificate, bensì i suoi errori.
Ciò metterebbe in luce uno scollamento con la pedagogia praticata storicamente in tutti gli ambiti formativi (dalla scuola al lavoro).

Nel post “L’imprevedibilità dell’apprendimento” ho introdotto l’argomento della relazione allievo-maestro, oggi vi propongo un approfondimento su questo straordinario rapporto, sostenendo come una relazione franca consenta l’apprendimento dell’allievo attraverso gli errori del maestro.
Quanto propongo come teoria è sempre frutto della pratica, in particolare mi è preziosa la quotidiana esperienza professionale, che svolgo grazie ad un team di giovani talenti tra i 20 e i 30 anni.
In quanto membro più anziano mi sono dato l’obiettivo, oltre che fare al meglio il mio mestiere, di perseguire con altrettanta scrupolosità il mio destino di maestro.
Ovviamente mi cimento in molti esperimenti e i poveri ragazzi sono le mie cavie, ma tutto sommato mi sembra che si divertano almeno quanto me.

Inizialmente li invitavo all’occorrenza sui miei luoghi di lavoro per mostrarmi all’opera, perché proprio questo non impari a scuola. Con il tempo mi resi conto che potevo offrire qualcosa di molto più prezioso: i miei errori.
Adesso mi faccio sempre accompagnare dai miei giovani collaboratori e aspetto di fare un errore (solitamente non bisogna attendere molto).
È importante che l’allievo abbia partecipato a tutta la storia, perché è questa, (o meglio la coerenza che la rende possibile), a partorire l’errore.

Occorre attraversare alcuni passaggi fondamentali prima di offrire i propri errori all’insegnamento, altrimenti è meglio lasciar perdere.
Quando ho la fortuna di riconoscere un errore, inizialmente non sono per niente contento. Stiamo parlando di errori sul lavoro, che potrebbero mettere a rischio molti anni di impegno, quindi per prima cosa mi arrabbio, se poi mi rendo conto che avevo già gli strumenti per evitare quell’errore, mi arrabbio ancora di più.
Qui devo lavorare sodo per distinguere il problema dall’errore. La rabbia è legata al problema che a sua volta nasconde l’errore, il problema ha un peso rilevante, è un macigno che ci piove addosso e che non vorremmo fosse lì a sbarrarci la strada; questa sopravvalutazione del problema corrisponde a una sopravvalutazione della responsabilità altrui (frequentemente attribuita al cliente).
Quando invece mi occupo dell’errore (ossia, semplificando, la causa del problema) succede il contrario: minimizzo la sua portata.
Questo è un segnale che non ci deve sfuggire, il fenomeno di minimizzazione è direttamente proporzionale alla nostra responsabilità, è il cervello che vuole risparmiare energia, trovando la strada meno faticosa per soddisfare la coscienza e lasciarci nei guai.

Quindi la prima cosa da fare è esercitare pensiero critico sull’entità dell’errore, prendere visione del quadro d’insieme, capire quanto può impattare questo errore sull’intero sistema preso in considerazione.
Una volta convinti della gravità, siamo maggiormente motivati a riconoscere le nostre responsabilità, a questo punto la rabbia sparisce e subentra una sana preoccupazione per le conseguenze.
Ora si può passare alla fase di problem-solving ma per adesso non ce ne occuperemo.

Dopo questo genere di riflessioni, preferisco dormirci sopra almeno una notte, prima di condividere l’errore con l’allievo di turno.
La condivisione va fatta con il massimo della franchezza, si entra in un campo di gioco senza regole perché le regole sono da ricostruire e noi due, maestro e allievo, impariamo.
E’ senza dubbio una delle più elevate esperienze del genere umano.
Non posso dire molto di più, perché si tratta un’attività poco standardizzata, altamente creativa e totalmente coinvolgente sia a livello intellettivo che emotivo.
Ve la consiglio, se volete fare qualcosa di veramente utile per voi e per gli altri.

massimo@manualeoperativo.com

Image by Giulia+Laura | Atelier dell’Errore
Particolare di “La Fenice che di notte castiga Davide che picchia i bambini”