GUADAGNARE TEMPO

Nel precedente post vi ho invitato a farmi pervenire i risultati delle vostre osservazioni, ma ben pochi sono riusciti a superare una significativa difficoltà, sulla quale avevo già richiamato attenzione: la mancanza di tempo.
Perciò adesso esploreremo questo problema e vedremo cosa possiamo fare per guadagnare tempo.

Se non vogliamo illuderci di poter ottenere più tempo, dobbiamo mirare ad utilizzare al meglio quello che abbiamo ancora a disposizione.
Ma molte trappole sulla strada possono farci credere di fare di più, mentre stiamo facendo di meno.
Per esempio, quando siamo coinvolti in un problema, a volte perdiamo molto tempo intestardendoci nel voler far funzionare una soluzione che non funziona, questo succede perché rimaniamo invischiati nel ristretto campo di azione prossimo al problema, ingannati dall’idea di trovare più rapidamente la soluzione restringendo l’area di indagine, ma più insistiamo più perdiamo tempo girando a vuoto.
E’ una situazione analoga all’esperimento in cui un cane affamato aveva a disposizione del cibo appena al di là di una rete, questa non poteva essere scavalcata ma poteva essere aggirata, purtroppo il cane era talmente affamato che non riusciva ad allontanarsi dal cibo per aggirare la rete, quindi utilizzava tutto il suo tempo davanti al cibo, fino alla morte.

Diversamente, a molti sarà capitato di sperimentare il beneficio del distanziarci da un problema, accantonandolo momentaneamente per poi riprenderlo a mente fresca.
Questa operazione può sembrarci impossibile in situazioni urgenti, eppure, proprio nel caso di incendi particolarmente critici, è una procedura adottata da alcune squadre di vigili del fuoco: a intervalli regolari la persona coinvolta prende temporaneamente le distanze dal compito specifico, per esaminare il problema nel suo complesso.
Quindi cosa fanno i pompieri? Non si lasciano sopraffare dall’idea di essere senza tempo, pur trovandosi in un contesto di urgenza, mentre il fuoco avanza inesorabilmente.
Con forza di volontà si impongono di prendere tempo, quel tempo li aiuterà a domare l’incendio che sembrava non lasciare scampo.
In conclusione, ci sono cose che dobbiamo imporci, ricorrendo alla volontà, per neutralizzare i riflessi automatici.

Il riflesso automatico è prezioso nel caso di problemi selezionati dalla nostra specie nel corso della sua evoluzione (per esempio se sbuca un serpente lo scansiamo ancora prima di averlo riconosciuto coscientemente), ma è controproducente in tutti gli altri problemi.
Per dominare questi riflessi occorre uno specifico allenamento.
Come gli atleti hanno bisogno di un allenatore per mantenere o migliorare le loro performance (anche e soprattutto se sono dei campioni), così se noi vogliamo ottenere elevate prestazioni operative abbiamo bisogno di un allenatore che ci aiuti a sviluppare la volontà, perché da soli non andiamo oltre un certo limite e con il precedente esercizio di osservazione ne abbiamo avuto una prova.

Prendersi tempo non significa procrastinare gli impegni, al contrario saremo sempre vigili nell’individuare e affrontare puntualmente i problemi.
I pompieri sono ancora un ottimo esempio, infatti intervengono prontamente eseguendo le prime operazioni in modo prevalentemente automatico, grazie ad un addestramento di “riprogrammazione” degli automatismi che si innescano al pericolo di un incendio, non si potrebbe essere altrettanto veloci ed efficaci se non ci si affidasse ad operazioni già selezionate e preparate con cura in precedenza.
Ma anche questi sono automatismi standardizzati, che mostrano i loro limiti di fronte ai problemi nuovi.
Quindi, superata la fase di pronto intervento, si passa a prevalere una modalità di controllo deliberato per predisporsi alla risoluzione di problemi inediti, infatti ogni incendio è sempre diverso e dobbiamo individuate le migliori azioni specifiche per domarlo.

Rimanendo in tema, vi consiglio di leggere la storia della squadra di pompieri comandata da Wagner Dodge, un caso emblematico di incendio violento che mise in fuga la squadra. Dodge fu l’unico a fermarsi, salvandosi mentre i compagni, incuranti delle sue indicazioni, scappavano andando quasi tutti incontro alla morte.
Nell’esercizio dell’osservazione ho chiesto la stessa cosa che Dodge ha chiesto ai suoi compagni: fermarsi.
Però la maggior parte di noi continua a correre, è il panico che ce lo impone ma di certo non ci salverà.
Quindi l’esortazione per chi mi sta leggendo è quella di tornare al precedente post, seguire le istruzioni e imporsi volontariamente di dedicare del tempo a quell’esercizio.
Attendo, “fermo”, i vostri risultati.

massimo@manualeoperativo.com

photo by  Justus Thane